
In un mese e mezzo abbiamo organizzato la presenza e le attività solidali di 35 volontarie e 20 volontari: in Brasile con i Sem Terra, in Libano nei campi profughi palestinesi, nei territori palestinesi, in Rwanda con donne e bambini vittime delle violenze etniche,in Bosnia e in Colombia con i giovani dei movimenti per i diritti umani e per l’ecosostenibilità ambientale.
Le richieste diffuse del tessuto associativo Arci rispetto al maggiore coinvolgimento del nostro volontariato nelle attività che svolgiamo in progetti di cooperazione internazionale hanno aperto una riflessione tra le persone impegnate nella progettazione e nella gestione (cooperanti, personale della struttura, volontarie e volontari in servizio civile all’estero, nostri partner): i campi di lavoro e conoscenza devono, in qualche modo, avere uno sviluppo differenziato nell’offerta e impegnare di più operatrici e operatori e dirigenti dell’Arcs in un calendario più fitto e più ‘ricco’ di proposte.
Ci sono arrivate dall’Italia e dai Paesi dove operiamo richieste e proposte più complesse, come per esempio Summer School, abbinamenti a viaggi di turismo solidale, partecipazione o promozione di campi con altre associazioni e ong europee e internazionali.
Con una gamma più ampia di offerte e anche una maggiore volontà e disponibilità a costruire insieme nuove ipotesi di volontariato all’estero, fidelizzate anche ad azioni di ‘sostegno a distanza’ di attività progettuali per i gruppi di interesse o provenienti da medesime città, è possibile promuovere e/o rafforzare la cooperazione tra comunità, con un protagonismo vero del mondo Arci, dai territori al nazionale. Questo percorso, obbligato per fare il vero ‘salto di qualità’, ha anche bisogno di un investimento associativo nella formazione condivisa e qualificata sui temi della cooperazione e anche della mobilità internazionale non più rimandabile.
stilli@arci.it

