“Vittorio non è un eroe e nemmeno un martire ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani vanno sempre rispettati e difesi”. Egidia Beretta, chiude così il lungo addio al figlio.

Pullman sono partiti da varie parti d’Italia, ma nel paesino originario di “Vik utopia” sono arrivati anche i suoi amici da Francia, Irlanda, Inghilterra. E tantissimi palestinesi, soprattutto giovani come lui – Arrigoni aveva 36 anni – che hanno voluto rendere omaggio a una voce libera e forte, che aveva fatto della Palestina la sua ragione di vita. Dentro alla palestra, dove si sono svolte le esequie religiose, soltanto la bandiera della pace. La famiglia aveva già detto che Vittorio non avrebbe voluto nessuna bandiera sulla sua bara. Ma fuori, nel cortile antistante la palestra, sventolano a decine le bandiere palestinesi. E sono anche tanti gli striscioni. Il più grande, scritto a mano, porta la frase che Vittorio aveva detto avrebbe voluto vedere sulla sua lapide “quando morirò, tra cento anni”. E’ una frase di Nelson Mandela: “Vincitore è il sognatore che non smette di sognare”.



